LAMPEDUSA, CINQUE ANNI DOPO
Cinque anni. Cinque anni ci ha messo l’Europa a dimenticare la tragedia di Lampedusa. Il 3 ottobre del 2013, poco al largo dell’isola, naufragava una barca partita dalla Libia provocando 369 morti. All’epoca di fu una grande reazione di sdegno e di vergogna, che portò in Italia a proclamare un giorno di lutto nazionale e a rivedere le leggi in tema di accoglienza.
Sull’onda di quel grave lutto l’Italia diede inizio a all’operazione di ricerca e soccorso Mare Nostrum, salvando migliaia di vite umane.
Dopo poco tempo la missione venne sospesa dall’Europa, sostituita da operazioni di controllo delle frontiere marine: la reazione della società europea fu di far nascere delle missioni civili di ricerca e soccorso, finanziate da donatori privati. La missione della nave Aquarius è frutto di quella reazione, è nata come tappo per colmare un vuoto.
A distanza di cinque anni assistiamo impotenti a un altro brusco cambio di rotta in Europa, con i governi che ora ostacolano apertamente il soccorso in mare, concorrendo alla pericolosità del mar Mediterraneo almeno quanto i trafficanti di esseri umani che dice di voler contrastare.
Aquarius arriverà domani nel porto di Marsiglia dove si fermerà a tempo indeterminato. Privata per la seconda volta della bandiera, criminalizzata come se soccorrere vite umane fosse un reato, alla nave viene impedito di fare il proprio lavoro di ambulanza del mare.
Questa è una pagina molto dolorosa della storia europea.
Chiediamo alla società civile di farsi sentire, di firmare la nostra petizione e di manifestare nelle piazze per dare voce a chi è rimasto da solo a morire in mare.
Alessandro Porro, soccorritore di SOS MEDITERRANEE a bordo della nave Aquarius.