21esimo salvataggio : Il canto di gratitudine delle donne
Aquarius 29 luglio 2016
Era il nostro terzo giorno in mare e tutto sembrava annunciare l’avvicinarsi di un nuovo salvataggio. Se il mare è calmo, sappiamo di dover essere pronti di buon ora, perché è sempre cosí : i gommoni partono dalla Libia in piena notte. Una volta ricevuta l’allerta mattutina del MRCC, abbiamo impiegato meno di mezz’ora per arrivare ad avvistare l’imbarcazione gonfiabile, da cui spuntavano silhouettes ammassate. Ma invece di fermarsi, questa accellerava, dando l’impressione evidente di volersi allontanare da noi. Allora Bertrand, soccorritore, e Amani, mediatore culturale, posizionati sul ponte anteriore, hanno dovuto ripetere con l’altoparlante in Francese e in Inglese : « Fermate il motore ! Siamo qui per aiutarvi, vi porteremo in salvo! », e poi: « Restate calmi, siate pazienti, restate dove siete ! » L’« inseguimento » è durato cosí per alcuni minuti, finché il messaggio è stato recepito chiaramente. Più tardi, i superstiti ci hanno raccontato che temevano che fossimo una nave libica e che li avremmo riportati in Libia, uno dei peggiori scenari che possano immaginare.
Le operazioni di soccorso si sono svolte con calma, l’equipe è ben rodata e il mare era favorevole, anche se la corrente ha allontanato più volte la scialuppa dell’Aquarius, richiedendo ripetuti aggiustamenti della sua posizione. Ma i profughi, che avevano passato cinque, sei ore in mare, hanno tenuto duro. Qualche ora in più e il loro gommone non avrebbe resistito oltre all’assalto delle onde. « Era della peggiore qualità esistente e le tavole di legno, armate con enormi viti, poste sul fondo del gommone dagli scafisti, erano appoggiate male e si muovevano continuamente. Il gommone imbarcava già acqua », testimonia Bertrand.
Ci sono volute otto rotazioni della scialuppa di salvataggio per recuperare i 138 naufraghi, portati a bordo a partire dalle donne. Sono quaranta e vengono tutte dalla Nigeria. Tre di loro sono incinte, ma solo una è accompagnata dal marito. All’interno, nel « riparo », la zona dove vengono raggruppate le donne, Juliette, con lo sguardo rivolto all’orizzonte, attraverso l’oblò, canta dolcemente un gospel per « ringraziare il Signore » d’essere stata salvata. « È Dio che canta attraverso di me », ci dice con raccoglimento spirituale. L’emozione la travolge e lei si stende per terra e allunga le braccia, piange di gioia. Isabella, la nostra fotografa, la consola : « Su Juliette, il tuo Romeo arriverà ! » Non serve altro per far sí che l’emozione e la spiritualità del momento si diffondano in tutta la stanza come un soffio di polvere: si leva all’unisono un canto ripreso in progressione da tutte le donne. Le voci gospel s’intrecciano, accompagnate da danze sempre più in crescendo. Alcune donne rotolano a terra e agitano le braccia, altre tendono le braccia al cielo. L’emozione è all’apice, scorrono le lacrime. È solo dopo una ventina di minuti che le voci tacciono. Dopo la gioia e la follia, la stanchezza ha la meglio. Cadono in un sonno profondo. N
Testo di Nagham Awada (traduzione di Sara Gisella Omodeo)
Photo Credits: Isabelle SERRO
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