Blaming the rescuers: L’aumento delle traversate e delle morti nel Mediterraneo non dipende dalle ONG

Blaming the rescuers: L’aumento delle traversate e delle morti nel Mediterraneo non dipende dalle ONG

Le ONG che fanno soccorso in mare sono un ‘fattore d’attrazione’?
La loro presenza ‘mette in pericolo la vita dei migranti’ incoraggiando i trafficanti a usare metodi ancora più pericolosi?

Dopo mesi di dibattito pubblico sulla presunta ‘collusione delle ONG con i trafficanti’, una ricerca indipendente realizzata da esperti in migrazione della Goldsmiths, University of London, risponde a queste domande attraverso un’analisi empirica. Il rapporto “Blaming the Rescuers – Accusare i soccorritori” dipana i fili dei diversi processi e attori che hanno influenzato le dinamiche delle migrazioni nel Mediterraneo centrale, comprese le operazioni guidate dall’Unione Europea e dei suoi stati membri, la Guardia Costiera Libica, i trafficanti, le stesse ONG e i migranti. Il rapporto analizza anche cosa potrebbe accadere se la campagna di delegittimazione e criminalizzazione scatenata contro le ONG le costringesse a fermare o ridurre le loro operazioni di soccorso in mare.

Moonbird Airborne Operation / www.sea-watch.org, www.hpi.swiss
ph:Forensic Oceanography
ph:Forensic Oceanography

Gli sforzi delle organizzazioni non governative (ONG) per salvare i migranti nel Mediterraneo non fanno aumentare il numero di traversate né le rendono più rischiose.

Questi i risultati dell’indagine “Blaming the Rescuers – Accusare i soccorritori” presentati oggi, 9 giugno 2017, da un panel di esperti fra cui gli autori del rapporto, Charles Heller e Lorenzo Pezzani, fondatori del progetto Forensic Oceanography (parte dell’agenzia di Architettura Forense) di Goldsmiths, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma.

L’analisi condotta da ricercatori del Goldsmiths College, Università di Londra, dimostra come le attività di ricerca e soccorso (SAR) compiuti dalle ONG non siano la causa dell’aumento delle traversate nel 2016.

Al contrario, le ONG hanno avuto un ruolo fondamentale nel salvare vite umane, colmando il vuoto nelle attività di ricerca e soccorso lasciato alla fine del 2014 dalla decisione dell’Unione Europea e dei suoi stati membri di non prolungare né sostituire l’operazione Mare Nostrum.

“I fatti semplicemente non supportano l’idea che le ONG impegnate nei soccorsi siano responsabili dell’incremento nel numero delle traversate da parte dei migranti”, ha affermato Lorenzo Pezzani di Goldsmiths.

“Le argomentazioni contro le ONG ignorano deliberatamente il peggioramento delle crisi economiche e politiche che colpiscono numerose regioni dell’Africa e che sono fra le molte cause dell’incremento delle traversate nel 2016. In Libia, i migranti sono vittime di violenza estrema e sono disposti a tentare la traversata con o senza la presenza di attività di ricerca e soccorso”.

“Le ONG non hanno provocato l’aumento nei rischi. Al contrario, salvando vite umane hanno risposto a una situazione che altri avevano già creato prima del loro arrivo. La nostra analisi dimostra che il tasso di mortalità è diminuito in maniera consistente nei periodi in cui le ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso erano presenti ed è aumentato di nuovo in loro assenza. Una maggiore presenza di ONG ha significato rischi minori per i migranti”.  ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.

“Se questa campagna volta a screditare le ONG impegnate nella ricerca e soccorso dovesse ridimensionare o addirittura portare all’interruzione delle loro attività, il rischio che molti più migranti muoiano nel Mediterraneo è molto alto, esattamente come è accaduto quando attacchi simili portarono alla chiusura dell’operazione italiana Mare Nostrum nel 2014”, ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.

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Indagine completa sul sito:
https://blamingtherescuers.org/

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