Diario di bordo – G11 – Doppio allarme sull’Aquarius
Mi sveglio di soprassalto.
Improvvisamente, in piena notte, la calma piatta.
La cuccetta smette di fare l’altalena, gli oblò non fischiano più i sonori urli del vento, la chiglia non geme più.
Finalmente! Da otto giorni aspettavamo la fine di questo mare agitato, con onde pesanti e presuntuose che si credevano tanto grandi come qulle della tempesta. La notta sarà senza incubi. Ma il risveglio è brutale. Alle 6H40 un messaggio del centro marittimo di Roma : « Dirigete la vostra rotta a massima velocità verso latitudine 33.26 Nord/longitudine 013.37 Est, per soccorrere un battello in pericolo con 100 persone a bordo ».
Nel giro di pochi minuti l’equipaggio è sul piede di guerra. Guanti, salvagenti, caschi, tute: tutto pronto accanto ai canotti di salvataggio. I medici, con i camici verdi, verificano i materiali d’urgenza. Sul ponte di comando si tracciano le rotte, intercalando compasso e radar … sono lontani, molto lontani da noi! Noi siamo ad Est, all’altezza della città di Khoms, loro sono partiti dai dintorni di Tripoli ad Ovest.
Alle 6H56, nuovo messaggio da Roma : « Zodiac in pericolo… 100 persone … Lat 33.13 Nord, Long 13,07 Est ». E sono due!
Adesso si tratta di due barche. E l’ultima è ancora più lontana da noi, più a Nord dopo Tripoli, guardando la frontiera tunisina. Roma ci convoglia verso il primo : venti miglia, due ore di navigazione. Ci sentiamo un po’ soli sull’acqua. Finché due navi militari si identificano. Una inglese l’altra spagnola. Non è Frontex che ci incrocia nelle acque europee. Somiglia piuttosto alle molto discrete azioni dell’Operazione Sofia che bracca gli scafisti, spesso senza successo, ma provate ad identificare degli scafisti su una barcaccia piena di migranti ! Fortunatamente i militari, più vicini di noi, filano ad almeno venti nodi.
Il nostro Aquarius è equipaggiato con una clinica e Roma ci domanda di restare, il più vicino possibile, per il soccorso. Per quanto riguarda il secondo Zodiac, il radar mostra una nave che si avvicina in loro soccorso, che non si identifica. Una nave da guerra. Il mare, calmo tutto attorno, è invaso da comunicazioni radio, quello inglese e quello spagnolo si contattano, parlando di « barca di migranti», noi di «profughi in pericolo», questione di punti di vista.
I due Zodiac hanno dovuto abbandonare la costa libica uno a mezzanotte e l’altro alle tre di mattina. Non hanno perso tempo! La chiglia bianca dell’enorme imbarcazione di Frontex, doppio ponte e motore superpotente, appare all’orizzonte. È lei che imbarcherà i rifugiati sino in Sicilia. Sul ponte dell’Aquarius, Klaus, capitano e coordinatore dei salvataggi, con il binocolo in mano, apprezza la professionalità del trasbordo sul canotto veloce: «Bene. Ci sanno fare.»
Otto giorni di tempesta, una piccola calma e due imbarcazioni in pericolo in una stessa mattina. Abbiamo capito. Sulla costa, altre barche si staranno preparando a salpare. Gli scafisti hanno rilanciato la loro macchina industriale. In un anno appena, hanno accumulato tra 3 e 6 miliardi di euro di guadagno. L’Europol stima che, con il ritmo attuale, questa cifra potrebbe raddoppiare, se non addirittura triplicare.
Non sono certo pronti a rinunciare.
Aquarius 7 Marzo 2016
Jean- Paul Mari
Fonte-> http://www.grands-reporters.com/Journal-de-bord-SOS-MEDITERRANEE.html