Diario di bordo – G12 – Non mi piace il lunedì
Quando l’abbiamo issato sul ponte dell’ Aquarius, bagnato e sgualcito, tremava.
Uno dei nostri gli ha tolto la giacca di nylon di cattiva qualità per avvolgerlo in una coperta. Sotto la giacca, portava una tee-shirt bianca con la scritta : « Non mi piace il lunedì ».
Ho guardato l’orologio ed erano proprio le 6h40 di quel lunedì 7 marzo. Più tardi, i rifugiati dormivano, storditi, con la testa arrotolata in un asciugamano di spugna, svegliandosi solo di tanto in tanto, per chiedere da bere, da mangiare o un’aspirina. Assiz ha steso la sua t-shirt sul ponte per asciugarla. « Non mi piace il lunedì » dichiarava alla luce del sole. A torso nudo, era magro come ogni migrante in fuga. La sua è durata sette anni. Dalla Guinea, dove è nato, verso il Senegal, la Mauritania, il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, fino alla Libia.
In un va’ e vieni tra i Paesi, in balia degli sgomberi della polizia e del lavoro nei campi. Aveva 18 anni, ora ne ha 25. Assiz è sopravvissuto, ha incassato tutto. Persino in Libia, il solo Paese capace di cancellare il suo sorriso di adolescente. Racconta il razzismo, la guerra civile, gli sputi addosso della gente, le botte e l’estorsione di denaro, I bambini che puntano il coltello al ventre – « I soldi, negro di merda ! » – sotto lo sguardo di rispettabili anziani che sorridono ai ragazzi ‘turbolenti’. E le « Case della tortura ».
Assiz è stato rapito, rivenduto, tenuto prigioniero, affamato, frustato, torturato. Gli viene dato un telefono per chiamare la sua famiglia e chiedere un riscatto. Gli va proprio bene. Il suo villaggio non ha telefoni e sua madre non ha un soldo. Assiz è un morto che cammina. E si risveglia il mattino con il corpo e il viso ricoperti di cicatrici, circondato dai corpi di coloro che non hanno pagato abbastanza in fretta. Dopo tre mesi è riuscito a fuggire. Si nasconde, riesce a racimolare ottocento euro per pagare un intermediario che incassa e scompare, ritrova i soldi per un secondo viaggio ed eccolo, in piena notte, con i piedi nudi su una spiaggia vicino a Tripoli.
Lo scafista libico gli mostra lo « Zodiac » posato sul mare, un grande giocattolo da spiaggia, normalmente interdetto alla navigazione. I migranti non sanno nuotare. Entrano in acqua, sguazzano, si aggrappano, lottano, colano a picco. « Ci sono stati due o tre annegati questa notte », dice Assiz. Quelli che riescono a salire dentro l’imbarcazione scoprono un fondo fissato con dei lunghi chiodi, rivolti verso l’alto, un vero tappeto da fachiro che impedisce di stendersi. La prima falla all’imbarcazione in plastica si è verificata all’alba…l’Aquarius è arrivata in tempo. Assiz indossa di nuovo la sua t-shirt bianca : « Non mi piace il lunedì » e ritrova il sorriso di fronte al porto di Lampedusa: « Mi sento come un bambino appena nato ». Io penso a Donald Tusk, Presidente del Consiglio Europeo, che ha dichiarato che i « migranti economici » non passeranno più dalla ‘rotta dei Balcani’. La Turchia è riuscita nella sua intimidazione. Ha ottenuto denaro e visti aperti per l’Europa, e ha promesso il blocco navale verso Lesbo. La Libia resterà la via percorribile.
L’Aquarius viaggia a 10 nodi, in direzione Sud, verso la costa libica. Il sole brilla e il mare è calmo. Saremo sul posto da domani alle 6h00 del mattino, puntuali ad aspettare i migranti. Questo mi rassicura.
A me piace il lunedì.
Aquarius 9 marzo 2016
Jean- Paul Mari
Fonte -> http://www.grands-reporters.com/L-Edito-Douzieme-jour-J-aime-pas.html