Diario di bordo – G21 – Il prossimo salvataggio
Aquarius 18 marzo 2016
È già mezzanotte, il mare è calmo ed io non riesco ad addormentarmi.
A terra, sulla costa libica, i migranti si preparano a tentare la grande traversata. Dapprima li immagino stipati in quella grande baracca tra le dune, dove i trafficanti li lasciano ad aspettare per giorni, a volte per settimane. Questa notte, sono molte centinaia, Nigeriani, Ghaniani, Gambiani, Maliani, Ivoriani, Camerunensi. Uomini, donne, bambini, neonati. Li fanno uscire sotto scorta. Dei libici, armati di kalashnikov, hanno ricevuto l’ordine di non far avvicinare i gruppi rivali, che gli vogliono rubar i migranti. Per rivenderli, farli lavorare, arruolarli nelle loro milizie. Sulla spiaggia, una mezza luna rischiara appena l’acqua nera. E i rifugiati scoprono quel mare che non hanno mai visto.
A cento metri dalla riva, gli “Zodiac” li aspettano, due tubolari di plasticaccia, un vecchio motore, un pavimento di fortuna. Dietro di loro, sentono le detonazioni dei combattimenti. La scorta contro le milizie. I trafficanti gli ordinano di entrare nell’acqua, che gli arriva fino al naso. I migranti non sanno nuotare. Si affannano, cercano un appiglio, si dimenano, alcuni annegano.
Posando il piede a bordo, un uomo grida di dolore, il piede bucato dalle lunghe viti che spuntano dal fondo dello Zodiac. Si ammucchiano. Sono già le tre. La barchetta ha preso il largo, senza i trafficanti – mica scemi! – che hanno lasciato il timone a uno degli uomini. Due ore più tardi lo Zodiac è già in difficoltà. Ci si mette a incollare delle toppe adesive sui tubolari che si stanno sgonfiando, il motore prende a farfugliare, le assi del pavimento cedono e strappano la plastica. A bordo, stanno tutti male. I vestiti inzuppati fin dalla partenza, il vento, il freddo li paralizzano, le onde li fanno vomitare, l’oscurità sull’acqua li terrorizza. Sono le 6:11, l’ora in cui il sole spunta su Tripoli. Il pilota ha lanciato un SOS e, se ha un GPS, dà la sua posizione.
6:15, messaggio radio dal centro marittimo di Roma a tutte le navi nella zona: “Imbarcazione pneumatica in difficoltà. Un centinaio di persone. Estrema vigilanza. Coordinate…” . Sull’Aquarius, le sentinelle passano in rassegna il mare con i loro binocoli, mentre il capitano spinge al massimo i motori, precisando la rotta. Un grido. Eccoli. Quel piccolo punto bianco che si perde nel mare. L’acqua sciaborda sul fondo dello Zodiac. Due dita d’acqua in più e sarebbero affondati. La squadra di soccorso mette il primo gommone in mare.
Sono già le sette del mattino. Io, sono tornato a terra. Non vedrò il prossimo salvataggio. Ma l’Aquarius è pronto. Posso finalmente addormentarmi.
Jean-Paul Mari
Fonte -> http://www.grands-reporters.com/Journal-de-bord-SOS-MEDITERRANEE.html
Photos: Patrick Bar