Diario di bordo – G9 – Una notte sull’Aquarius

Diario di bordo – G9 – Una notte sull’Aquarius

 

Ho passato una notte intera con l’Aquarius. A percorrere la nave da prua a poppa, a salire e scendere i cinque livelli, dal ponte superiore alla sala delle macchine. Ho scoperto un animale potente e docile, dal peso di più di 1800 tonnellate, dotato di quattro generatori e di un motore di 2300 kw che gli fa fare le fusa come un grosso gatto. Proprio così: passando le dita sul suo nome ridipinto di fresco, “Aquarius”, ho ritrovato quello antico, battuto sulla lamiera blindata: “Meerkatze”. Qualcosa, in tedesco, come “mare-gatto”, un felino del mare, una belva, ma anche il nome tedesco di una scimmia rara che vive nel cuore delle foreste della Nuova Guinea. Ho camminato aggrappandomi – il rollio – lungo i suoi corridoi bianchi, freddi, clinici, che non hanno la pretesa di affascinare. L’Aquarius viene dal Nord. Questa guardia costiera è fatta su misura per il mar Baltico e l’Atlantico del Nord, dove ha giocato a fare il cane da guardia alle flotte di pescherecci tedeschi. A mollo da una quarantina d’anni, è fatto per l’inverno glaciale, i brutti colpi e la tempesta; duro da manovrare col vento di traverso, sa fendere le onde più grosse senza deviare di un millimetro. Certo, accetta soltanto marinai agguerriti, rolla come una sedia a dondolo e vi mette lo stomaco sottosopra. Sconsigliato ai turisti da crociera. Con lui, ci si sente immediatamente al sicuro, ma senza comodità inutili. In questo momento è percorso da piacevoli brividi, in un mare smosso da onde vorticose che trasformano gli oblò della mensa in lavatrici… Il suo immenso scafo d’acciaio cigola, scricchiola, soffia, geme di piacere. Al culmine di un’onda ho sentito d’improvviso dei forti “ah! ah!” risuonare dal fondo della stiva, dove Sergeï, il luogotenente-pugile lituano, pestava come un sordo su un sacco di sabbia. Quanto alla sauna, unica civetteria, nessuno ha il tempo né la voglia di accenderla. No, la verità dell’Aquarius è altrove, nella sala macchine che sa di iodio e grasso caldo, dove lucine rosse lampeggiano nell’oscurità, in questo cuore che picchia forte ma al rallentatore, in attesa di dar prova della sua potenza. Il “Meerkatze” non ha storto il naso nel diventare l’Aquarius. Come tanti altri, la guardia costiera si è stancata del suo lavoro di poliziotto, benché, in gioventù, si vantasse di non lasciar penetrare nessuno nelle acque territoriali tedesche. Oggi, lungo le coste della Libia, è pronto ad accogliere tutti i migranti che cercano di fuggire.

Sì, ho passato una bella notte con questo felino del mare prima di sprofondare nella mia cuccetta. Fin dal primo mattino, un potente rollio mi ha svegliato. Mi sono alzato barcollando di fatica. E un rollio più forte degli altri mi ha gettato di testa contro la parete opposta della cabina… L’animale sa anche scherzare.

 

Aquarius, 4 marzo 2016

 

Jean- Paul Mari
fonte: -> http://www.grands-reporters.com/L-Edito-Neuvieme-jour-Ma-nuit-sur.html