Un sesto bambino è nato sulla Aquarius: «Miracolo!»

Un sesto bambino è nato sulla Aquarius: «Miracolo!»

Oltre 1.500 persone tratte in salvo in due giorni: SOS MEDITERRANEE si appella alle autorità europee affinché riconoscano che ogni mezzo di soccorso è necessario. 
La nave costretta a lasciare la zona SAR con 69 persone a bordo

Ultim’ora – «Miracolo» a bordo: sesta nascita a bordo della Aquarius
Mentre stavamo per inviare questo comunicato abbiamo appreso che una donna tra i 69 naufraghi a bordo della Aquarius aveva dato alla luce un bimbo nella clinica della nave, portando così il numero dei passeggeri a 70. La madre e il neonato, che è stato chiamato Miracle, sono in buona salute. Si tratta della sesta nascita a bordo e la prima del 2018. Non appena la notizia si è diffusa tra i naufraghi, le donne hanno intonato canti di gioia ritmati dal tamburo djembè.

La Aquarius, la nave di soccorso umanitario noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in partnership con Medici senza frontiere (MSF), giovedì pomeriggio ha accolto a bordo 69 persone trasferite da un’unità della Marina militare italiana.
Malgrado le condizioni meteorologiche favorevoli alle partenze, la Aquarius venerdì mattina ha ricevuto l’istruzione di lasciare la zona di ricerca e soccorso e di fare rotta a nord. La nave ora si dirige verso la Sicilia per consentire l’approdo dei 69 naufraghi nel porto sicuro assegnato di Catania, riducendo così le capacità di ricerca e salvataggio in un momento in cui c’è assoluto bisogno di ogni singolo mezzo di soccorso.

 

69 persone trasferite da una nave della Marina militare italiana

Giovedì mattina la posizione di un gommone al largo di Abu Khamash, in Libia, è stata comunicata a tutte le imbarcazioni nelle vicinanze. Il Centro per il coordinamento del soccorso marittimo di Roma (IMRCC) ha richiesto alla Aquarius di raggiungere l’obiettivo. L’IMRCC ha poi inviato alla Guardia costiera libica un fax per chiedere informazioni circa le sue intenzioni e per comunicarle che l’Aquarius era in navigazione. Mentre dalla Guardia costiera libica non è giunta alcuna risposta, Moonbird, il velivolo da ricognizione gestito dalla Ong Sea-Watch, ha individuato il target e ne ha dato notizia all’imbarcazione più vicina, la San Giusto della Marina militare italiana, che ha quindi condotto il soccorso. Seguendo le istruzioni dell’IMRCC, la Aquarius ha raggiunto la San Giusto e dato il via al trasbordo di 69 persone dalla nave militare a 14 miglia dalle coste libiche. Nel primo pomeriggio il trasferimento con i RHIB (rigid-hulled inflatable boats) di SOS MEDITERRANEE è stato completato con successo a 13 miglia dalle coste della Libia. Considerate le ottime condizioni meteorologiche la Aquarius ha continuato a pattugliare la zona SAR a ovest di Tripoli per altri soccorsi.

Le 69 persone, ora al sicuro a bordo della Aquarius, provengono da sei Paesi dell’Africa occidentale, inclusa la Nigeria di cui è originaria la maggior parte dei naufraghi. Tra loro ci sono 18 donne, tra cui quattro in gravidanza, e quattro minori non accompagnati, ma nessun caso medico serio.

 

«Non ho mai pensato di raggiungere l’Europa»

Una volta a bordo della Aquarius, un ghanese di 28 anni ha raccontato come è cambiata la propria vita in Libia dopo la primavera araba: «Ho lasciato il Ghana quasi dieci anni fa. La mia destinazione era la Libia e non ho mai pensato di raggiungere l’Europa. Prima della rivoluzione vivevo una vita normale ma dopo c’erano armi ovunque, perfino i bambini di cinque anni avevano un’arma. Sono stato arrestato, tenuto in prigionia e picchiato tante volte». Dopo essere stato rapito ancora ha capito che la Libia non era più un posto sicuro e così ha provato a raggiungere l’Europa una prima volta. È stato intercettato dalla Guardia costiera libica e rimandato in un centro di detenzione. «Alla fine sono riuscito a pagare per uscire».

 

Alla nave Aquarius l’indicazione di lasciare la zona SAR mentre 1.500 persone erano a bordo di altre imbarcazioni

Venerdì mattina l’IMRCC ha dato istruzioni alla Aquarius affinché procedesse verso un gommone in pericolo con a bordo almeno 130 persone a circa 22 miglia a est di Tripoli nelle acque internazionali. Dal momento che erano presenti imbarcazioni di Ong più vicine al target, l’IMRCC successivamente ha chiesto a un’altra nave di raggiungere la posizione. Inizialmente la Aquarius ha ricevuto l’indicazione di restare nella zona di ricerca e soccorso. Tuttavia alle 10:45 l’IMRCC ha chiesto alla Aquarius di fare rotta a nord, dove le sarebbe stato assegnato un porto sicuro per l’approdo delle 69 persone a bordo da giovedì.
Data l’alta probabilità di partenze dalla Libia, la Aquarius ha comunicato numerose volte all’IMRCC la propria disponibilità a proseguire il pattugliamento della zona SAR e a restare in attesa per assistere altri mezzi di soccorso.
Con sole 69 persone a bordo la Aquarius ha la capacità di ospitarne altre centinaia. Per di più una nave della Guardia costiera italiana di grande capienza si trovava nelle vicinanze. Quindi la Aquarius ha rimarcato la possibilità di trasferire le 69 persone in modo da poter rimanere nella zona di ricerca e soccorso.
Nonostante ciò le è stata data l’istruzione di lasciare immediatamente la zona SAR e di tornare in Sicilia con 69 persone informata che nella zona erano presenti mezzi sufficienti, sebbene tutte le altre navi umanitarie di soccorso fossero sovraccariche avendo raggiunto la loro capacità massima.
A est di Tripoli oltre 1.500 persone sono state soccorse da altre imbarcazioni fra giovedì e venerdì. La partenza della Aquarius riduce le capacità di ricerca e soccorso in un momento in cui la sua presenza può essere decisiva per salvare vite.

 

«Ogni singolo mezzo di soccorso è necessario»

«Negli ultimi due giorni oltre 1.500 persone hanno tentato la pericolosa traversata per fuggire da violenze e estorsioni in Libia. Questo mostra, una volta ancora, che la presenza di mezzi ben equipaggiati dedicati alla ricerca e al soccorso in mare è assolutamente necessaria se vogliamo impedire altre morti nel Mediterraneo», ha dichiarato Sophie Beau, cofondatrice e vice presidente di SOS MEDITERRANEE. «Ogni singolo mezzo di soccorso è necessario. Meno navi di soccorso equivale a mettere a rischio la vita di persone già vulnerabili. Ci appelliamo alle autorità europee affinché diano priorità alla tutela delle vite umane sopra ogni considerazione politica».

Foto Guglielmo Mangiapane / SOS MEDITERRANEE

SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea per il salvataggio in mare sostenuta dalla società civile. Il Network europeo è composto da associazioni in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Dal febbraio 2016 siamo attivi nel Mediterraneo con la nave di Ricerca e Soccorso AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri che può ospitare sino a 550 –massimo 750 persone a seconda delle condizioni meteo e marittime. AQUARIUS è gestita in collaborazione con MSF (Medici senza Frontiere) Olanda e a bordo opera un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. Dall’inizio della nostra missione ad oggi sono più di 28.000 le persone salvate ed accolte a bordo della nave AQUARIUS. Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale sono finanziate unicamente dalla società civile. Il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno, necessari per pagare il noleggio della nave, il suo equipaggio, il carburante e l’insieme delle attrezzature necessarie per accogliere, nutrire e curare le persone soccorse.

Info e contatti

Barbara Amodeo b.amodeo@sosmediterranee.org

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