537 persone tratte in salvo da imbarcazioni sovraffollate al largo della Libia al sicuro a bordo della Aquarius
I sopravvissuti in fuga dal Paese raccontano di molteplici intercettazioni da parte della Guardia costiera libica
La nave Aquarius, noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in partnership con Medici Senza Frontiere, ha tratto in salvo in totale 458 persone da imbarcazioni sovraffollate e non adatte alla navigazione in acque internazionali al largo della Libia, in tre distinte operazioni mercoledì e sabato. Inoltre, sabato sera la Aquarius ha accolto a bordo altre 79 persone, trasferite dalla Guardia costiera italiana.
164 persone sono state tratte in salvo da un gommone sovraffollato mercoledì 18 aprile nelle acque internazionali a est di Tripoli. L’operazione di salvataggio è stata condotta in cooperazione con la nave Seafuchs, della ONG Sea Eye, un elicottero della Marina militare italiana e il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (IMRCC).
222 persone sono state poi tratte in salvo dalla Aquarius da un barcone in legno sovraffollato nella mattina di sabato 21 aprile nelle acque internazionali a ovest di Tripoli. L’operazione è stata condotta in coordinamento con il centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano.
Successivamente, 72 persone sono state tratte in salvo da un gommone nella stessa zona, in collaborazione con la nave Astral della Ong ProActiva e l’aereo da pattugliamento Moonbird, della Ong Sea-Watch.
Sabato sera, la nave Aquarius ha inoltre effettuato il trasferimento a bordo di 79 persone soccorse in precedenza da una nave della Guardia costiera italiana.
Un totale di 537 uomini, donne e bambini ora sono a bordo dell’Aquarius, che adesso si dirige verso un luogo sicuro in Italia.
La maggioranza dei sopravvissuti – tra cui molte donne e bambini – affermano di essere in fuga dalla Libia perché non è un posto sicuro. Alcuni testimoniano di molteplici e talvolta tragiche intercettazioni da parte della Guardia costiera libica.
Imbarcazioni sovraccariche, inadatte alla navigazione
«Due delle barche che abbiamo soccorso nei giorni scorsi erano decisamente sovraccariche. Sulla base della nostra esperienza, in media, sui gommoni vengono spinte da 120 a 140 persone. Mercoledì c’erano 164 persone, comprese donne e bambini, stipate su un gommone inaffidabile, il che è estremamente pericoloso. Un’onda avrebbe potuto rompere il fondo di legno in qualsiasi momento e sarebbe finita ancora una volta in un’altra tragedia nel Mediterraneo», ha detto Nick Romaniuk, coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE.
«Sabato mattina, abbiamo trovato 222 persone stipate in un vecchio barcone da pesca in legno. Questa è stata un’operazione complessa: qualunque reazione di panico avrebbe potuto provocare il capovolgimento della barca e non avrebbe lasciato alcuna possibilità alle decine di persone all’interno del barcone. Entrambe le situazioni non hanno consentito ritardi nell’intervento né confusione nel coordinamento del salvataggio. È solo grazie alla professionalità dei nostri team, al chiaro coordinamento dell’operazione di salvataggio da parte delle autorità competenti, nonché alla cooperazione con altre navi Ong, che è stata evitata la tragedia», ha aggiunto Romaniuk.
I sopravvissuti raccontano di molteplici intercettazioni da parte della Guardia costiera libica
Tra i 537 sopravvissuti delle quattro operazioni di salvataggio ci sono 85 donne, di cui quattro incinte, tre neonati e 125 minori non accompagnati. Raccontano di fuggire dalla Libia a causa della crescente mancanza di sicurezza e dei maltrattamenti nei confronti dei migranti in Libia.
Un gruppo di 184 eritrei è stato tratto in salvo sabato dal barcone di legno. Un giovane di 22 anni ha dichiarato: «Sono stato in Libia per undici mesi. La prima volta ho pagato e sono andato in mare, ma mi hanno preso. Mi hanno chiesto soldi. Ma non-ho avuto soldi dai miei genitori, non abbiamo soldi perché nel nostro Paese le cose non vanno bene. La notte scorsa stavo dormendo, ma durante la notte sono venuti e hanno detto “fuori, fuori, alla nave piccola” e abbiamo preso la strada per il mare».
Un giovane nigeriano salvato mercoledì 18 aprile ha riferito di come era stato precedentemente intercettato dalla Guardia costiera libica: «La Guardia costiera libica ci ha inseguiti, alcuni hanno cercato di saltare fuori dalla loro imbarcazione per fuggire. Alcuni sono annegati», ha detto a un volontario di SOS MEDITERRANEE.
«Prima quando abbiamo visto la nave di salvataggio della Ong, tutti abbiamo pensato che fossero i libici. Eravamo tutti molto spaventati perché sappiamo cosa succede dopo. Quando ho capito che stavano venendo a salvarci, mi sono detto: dopo tutti questi anni tutte queste sofferenze, non sto tornando alle stesse sofferenze».
All’inizio della settimana, la nave Aquarius e il suo equipaggio hanno dovuto ripetutamente confrontarsi con casi di confusione nel coordinamento delle operazioni di salvataggio in acque internazionali, in particolare in relazione all’intervento di motovedette della Guardia costiera libica.
Martedì 17 aprile la nave Aquarius è stata mobilitata dall’IMRCC per la ricerca di un’imbarcazione in pericolo, prima di essere informata che la ricerca era stata presa in carico dalla Guardia costiera libica e di ricevere l’istruzione di non avvicinarsi alla loro posizione. Più tardi, nello stesso giorno, la nave Aquarius è stata informata dall’IMRCC di un’altra imbarcazione in pericolo e di nuovo che la Guardia costiera libica aveva preso in carico la ricerca. In ciascuno di questi due casi, la conferma dell’intercettazione delle imbarcazioni in pericolo è stata ricevuta dalla Aquarius con ritardo. Gli equipaggi hanno raddoppiato i loro sforzi per trovare le imbarcazioni segnalate durante il giorno, non sapendo se erano già state intercettate.
«Collaborazione efficace tra autorità competenti, mezzi europei e navi di soccorso delle ONG»
«Le operazioni di soccorso di mercoledì e sabato mostrano chiaramente che c’è ancora una grave crisi umanitaria nel Mediterraneo al largo delle coste libiche. Un coordinamento chiaro e trasparente con le autorità marittime competenti, una collaborazione organizzata ed efficace tra le navi umanitarie e I mezzi europei che operano nella zona portano all’unico risultato accettabile: vite salvate, persone curate e condotte in un porto sicuro», ha commentato Sophie Beau, vicepresidente di SOS MEDITERRANEE International.
«Ciononostante, SOS MEDITERRANEE rimane profondamente preoccupata perché nelle ultime settimane assistiamo sempre più di frequente a ricerche avviate su istruzione del Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano e poi interrotte a causa degli interventi inaffidabili della Guardia costiera libica: in queste condizioni le informazioni non vengono più trasmesse, regna la confusione. L’efficienza, la velocità delle operazioni e quindi le vite di centinaia di persone in difficoltà sono seriamente messe in pericolo. Inoltre, quando sono realizzate, le intercettazioni si traducono nell’inaccettabile ritorno delle persone all’inferno in Libia», ha aggiunto.
La Aquarius fa rotta a nord verso un luogo sicuro, seguendo le istruzioni dell’IMRCC per sbarcare le 537 persone salvate nel porto di Trapani lunedì mattina.
Foto Anthony Jean / SOS MEDITERRANEE
SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea per il salvataggio in mare sostenuta dalla società civile. Il Network europeo è composto da associazioni in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Dal febbraio 2016 siamo attivi nel Mediterraneo con la nave di Ricerca e Soccorso AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri che può ospitare sino a 550 –massimo 750 persone a seconda delle condizioni meteo e marittime. AQUARIUS è gestita in collaborazione con MSF (Medici senza Frontiere) Olanda e a bordo opera un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. Dall’inizio della nostra missione ad oggi sono più di 27.000 le persone salvate ed accolte a bordo della nave AQUARIUS. Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale sono finanziate unicamente dalla società civile. Il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno, necessari per pagare il noleggio della nave, il suo equipaggio, il carburante e l’insieme delle attrezzature necessarie per accogliere, nutrire e curare le persone soccorse.
Info e contatti Barbara Amodeo b.amodeo@sosmediterranee.org