Un’operazione di salvataggio lunga 40 ore
Aquarius, martedì 03.02.2017
Nell’ambito di sette diverse operazioni di salvataggio sono state accolte a bordo 800 persone. I rifugiati raccontano dei trattamenti disumani subiti in Libia mentre i dirigenti europei discutono misure sul controllo dei confini.
L’equipaggio dello Aquarius è in servizio da giovedì mattina. Nell’ambito di sette operazioni SOS MEDITERRANNEE ha salvato 800 persone in pericolo di naufragio portandole al sicuro sullo Aquarius. A causa delle sorprendentemente buone condizioni atmosferiche un numero al di sopra del normale di imbarcazioni ha rischiato la traversata del Mediterraneo verso l’Italia. Tra i sopravvissuti ci sono molti giovani non accompagnati, bambini e donne incinte. La maggior parte di loro proviene da paesi ad Ovest del Sahara. Fra questi ci sono anche rifugiati dalla Siria e dalla Palestina.
Mentre l’equipaggio dello Aquarius lavora senza fermarsi ed insieme alla ONG spagnola Pro Activa è l’unica nave civile da salvataggio a pattugliare il Mediterraneo durante l’inverno, a Malta si svolge un vertice europeo sulle misure da prendere per arginare il flusso migratorio dalla Libia verso l’Italia. I dirigenti europei vogliono così prendere provvedimenti immediati per fermare l’emigrazione dalla Libia verso l’Italia – detto in altre parole, vogliono impedire ai rifugiati di lasciare la costa libica. SOS MEDITERRANNEE è molto preoccupata dalle dichiarazioni dei sopravvissuti, i quali raccontano le violenze ripetute e le condizioni disumane in cui hanno vissuto in Libia.
Fin dalla prima operazione di salvataggio un anno fa, il Team di SOS MEDITERRANNEE raccoglie le testimonianze dei rifugiati, i quali descrivono il periodo trascorso in Libia come “l’inferno”. << Ho passato tre mesi in Libia. Lì i neri li buttano in prigione e basta. Da mangiare e da bere non ci davano quasi nulla >> racconta giovedì mattina un sopravvissuto di 26 anni proveniente dalla Guinea-Bissau. SOS MEDITERRANNEE chiede pertanto ai capi di stato europei di non isolare l’Africa, bensì di accogliere persone in fuga verso l’Europa. “I rifugiati a bordo raccontano sempre come in Libia abbiano dovuto passare l’inferno. Non ci assumeremo la responsabilità, di doverli riportare sulle coste libiche.”
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati dall’inizio dell’anno sono arrivati in Italia 5213 persone. Almeno 254 sono annegate. Inoltre molte delle barche che erano state segnalate come in pericolo di naufragio risultano disperse. La triste cifra è quindi destinata a crescere.
Fortunatamente in nessuna delle sette operazioni condotte dallo Aquarius fra ieri ed oggi ci sono stati morti o casi di urgente soccorso medico. Lo Aquarius naviga già in direzione della Sicilia, per portare le persone soccorse sulla terra ferma, al sicuro. A bordo sono stati messi a loro disposizione vestiti caldi, cibo e bevande. Le operazioni di salvataggio sono durate più di 30 ore, così che molti dei rifugiati erano presenti durante i successivi salvataggi ed hanno aiutato l’equipaggio nelle operazioni. Gli stessi sopravvissuti hanno accolto i nuovi arrivati distribuendo cibo e bevande.
Nel nostro ruolo di organizzazione umanitaria europea di salvataggio, chiediamo ai capi di stato di far sì che questa tragedia finisca usando tutti i mezzi pacifici in loro possesso. “È ora che la tutela della vita delle persone in mare e sulla terra ferma, quindi anche in Libia, diventi la maggiore priorità per tutti gli attori del Mediterraneo” ha detto Timon Marszalek, direttore della filiale tedesca di SOS MEDITERRANEE.
Testo: Theresa Kuschka & Jana Ciernioch
Traduzione: Flavia Citrigno
Photo credits: Federica Mameli/SOS MEDITERRANEE
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