Charlie, 27 anni (e qualcosa)
Ha l’aria di un vichingo, gli occhi sorridenti di un bambino monello, la determinazione di un guerriero. Charlie ha appena soffiato le candeline del suo ventisettesimo compleanno. Non gli piace svelare la sua età. Ma è davvero la sola cosa che questo svedese non condivide. E’ un filantropo nell’anima, si lancia a capofitto senza risparmiarsi nelle cause che gli sono care.
Immaginate un bambino biondo che cresce sull’isola di Styrsö, nell’arcipelago di Göteborg. Una scena degna di uno dei romanzi di Camille Läckberg. Delle case di un rosso scintillante che spiccano sullo sfondo di un mare blu come si trova solo in Svezia. Qui non ci sono auto, solo il suono delle onde disturba la tranquillità di quest’isola di 1300 anime. Nulla sembra preannunciare il destino di Charlie, detenitore del titolo «Difensore dei Diritti Umani». E’ un ragazzino curioso, discreto, che preferisce sedersi nell’ultima fila di banchi in classe. Un lupo solitario, come ama definirsi. Il mare è la sua passione, scritta nel suo DNA. Qui il mestiere di marinaio si tramanda da padre in figlio. Charlie lavora su dei pescherecci e navi da cargo. Oggi è ai comandi di una pilotina.
Dall’alto del suo metro e 78, contempla il mondo. Quello che vede non sempre gli piace. Questo marinaio vive l’ingiustizia come i musicisti vivono la musica. Senza trattenersi, abbandonandosi. Vuole capire. Allora Charlie si lancia nelle letture. Analizzare per meglio comprendere il mondo e il suo funzionamento. Poichè ha la saggezza di un uomo di 27 anni e qualcosa, sa che da solo i suoi sforzi sono vani. Va a cercare aiuto sui banchi della facoltà di Relazioni Internazionali. Sente parlare per la prima volta dell’associazione Navi per Gaza. E’ l’inizio di un impegno nell’umanitario che dura da quasi 10 anni. E’ l’inizio di una nuova vita.
Vede la guerra, diventa testimone dell’orrore e della distruzione che porta. Per due volte viene imprigionato dalle autorità israeliane. Privato della libertà, la sua determinazione non fa che rafforzarsi. Una sera dell’estate 2014, teme per la sua vita. Resiste ai bombardamenti dell’ospedale di Beit Hanoun. Passa più di 12 ore sotto il fuoco dei droni e dei missili, circondato da un centinaio di civili. « Quella notte ho creduto che non avrei mai piu rivisto il sole ». Lascia Gaza perseguitato da un fantasma. Salam Shamaly è stato giustiziato davanti ai suoi occhi. Quel giovane uomo di 23 anni stava cercando i suoi cari in mezzo alle rovine. Andato a cercare aiuto, trovò la morte sul suo cammino.
L’uomo che torna in Svezia non ha più nulla in comune con quel ragazzino biondo. Il tempo dell’innocenza è finito. Ora Charlie vuole raccontare. Per questo colosso con i piedi d’argilla « non è mai abbastanza ». Organizza una mostra fotografica itinerante su Gaza. Attraversa 24 citta svedesi per cercare di risvegliare le coscienze. Ma non è sufficiente. Allora il «Difensore dei Diritti Umani» crea un blog e gli dà come simbolo una piuma bianca immersa in un mare di sangue. Triste visionario, questo Charlie.
Quando scoppia la crisi dei rifugiati non ha altra scelta che seguire le sue convinzioni. Deve partire, combattere. Questo impegno gli costa il posto di lavoro. Poco importa. L’essenziale è altrove. Dopo Lesbo, questo marinaio dal cuore grande si imbarca su la Aquarius. In sole tre settimane, i membri dell’equipaggio di SOS Méditerranée salvano piu di 900 rifugiati. «Dietro le cifre, ci sono delle vite distrutte, delle storie, dei volti». Uno di questi l’ha segnato a vita. Un giovane del Bangladesh, sfuggito alla morte in acqua, insiste per condividere il suo pane con lui, preoccupato che Charlie non abbia nulla da mangiare. Quando il marinaio parla di quel momento, la sua voce si rompe, il vichingo trattiene l’emozione per non soccombergli.
Ci sono ancora tante vite da salvare. Questa sera, la Aquarius naviga al largo delle coste libiche. Charlie è lontano, molto lontano dalla sua isola natale, ma ha trovato la sua famiglia.
Testo: Perrine Baglan
Traduzione: Flavia Citrigno
Photo credits: PBar/SOS MEDITERRANEE
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