IL VIAGGIO DELLE DONNE LUNGO LA ROTTA DEL MEDITERRANEO CENTRALE
8 MARZO – Il focus di SOS MEDITERRANEE due anni dopo il primo salvataggio in mare
Esattamente due anni fa la nave Aquarius di SOS MEDITERRANNEE realizzava il primo salvataggio in mare, pochi giorni dopo essere salpata dal porto di Palermo e ad appena un mese dalla fondazione di SOS MEDITERRANEE Italia.
In occasione di questo anniversario, nella settimana della Giornata internazionale della donna vogliamo rendere omaggio a tutte le donne che hanno tentato la traversata nel Mediterraneo a rischio della propria vita con un focus dedicato a loro.
Dal 2016 – 35 missioni in mare dopo – sono 4.097 le donne accolte a bordo della Aquarius, il 15% delle 27.173 persone tratte in salvo.
Donne vittime di tratta e violenza sessuale in Libia e lungo la rotta migratoria
Nel 2017 le squadre di soccorritori di SOS MEDITERRANEE hanno realizzato 102 operazioni in mare (salvataggi e trasbordi). Nello stesso periodo sono state 130 le visite per violenza sessuale condotte dal team di Medici senza frontiere, partner a bordo della nave. Di queste, 17 hanno riguardato minori. Il 42% delle vittime ha dichiarato di aver subìto l’abuso in Libia, il 57% proviene dalla Nigeria. Lesioni fisiche e traumi psicologici accertati dall’equipe medica confermano le testimonianze raccolte a bordo.
Le donne inoltre risultano particolarmente vulnerabili al traffico di esseri umani. Il 30% delle persone intervistate da Msf risulta esserne stato vittima o potenziale vittima. La tratta finalizzata allo sfruttamento sessuale colpisce in prevalenza la comunità femminile nigeriana.
Lo «shelter»: un rifugio nel rifugio
Al loro arrivo a bordo, le donne vengono accompagnate in uno spazio protetto chiamato «shelter» (rifugio). Nessun uomo è autorizzato a entrare in questa area riservata all’accoglienza delle donne e dei loro bambini. Qui, dopo la traversata su imbarcazioni fatiscenti, hanno la possibilità di cambiarsi, mangiare, riposare e ricevere cure mediche.
Le donne che lo desiderano possono sottoporsi a un test di gravidanza. Nel 2017, secondo i dati raccolti da Msf, sono state 250 le gestanti salite a bordo (circa il 12%). Nel giro di un anno il numero delle donne incinta è raddoppiato, passando dal 4,5% al 10,6%.
Le nascite a bordo della nave
Se gran parte dei bambini nasce o cresce nei centri di detenzione libici, un parto a bordo rappresenta un evento eccezionale. Eppure in due anni ben cinque bebè hanno emesso il primo vagito sulla Aquarius: Alex, Newman, Favour, Christ e Mercy, l’unica (piccola) donna.
Le donne di SOS MEDITERRANEE
Accanto alle donne sopravvissute ci sono quelle che, in mare o a terra, hanno teso loro la mano.
Sono soccorritrici professionali, come Madeleine, coordinatrice delle operazioni SAR a bordo della Aquarius che da trent’anni naviga in mare, dallo Yemen alle isole Fiji passando per l’Antartide. Oppure ostetriche che, come Alice, aiutano le madri a partorire in alto mare.
Senza contare la rete europea che lavora a terra, composta in prevalenza da donne. A cominciare dai vertici. Oltre a Sophie Beau, vicepresidente di SOS MEDITERRANEE internazionale, ci sono le direttrici e le codirettrici delle associazioni di Francia, Germania e Svizzera. In Italia invece SOS MEDITERRANEE è presieduta da Valeria Calandra, che si avvale del supporto delle sue più strette collaboratrici.
Foto Narciso Contreras / SOS MEDITERRANEE
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