Il racconto di una fuga – La testimonianza

Il racconto di una fuga – La testimonianza

Testimone Osman*

Un volontario dell’Aquarius, curioso di conoscere qualcosa della Somalia, non avrebbe potuto trovare guida migliore di Osman*. Felice di fare pratica con il suo inglese, Osman parla per ore della bellezza poco conosciuta del suo Paese, conosciuto in Occidente soprattutto come un focolaio di instabilità.

“Sono di Mogadiscio. È la capitale della Somalia. E’ un bel posto. Ci sono molte risorse, come l’avorio, il carbone ed il gas. C’è molto pesce, tanti fiori ed alberi, ed uno zoo pieno di animali”.

“E’ Al-Shabaab che rovina tutto lì. Uccidono i giovani come noi. Ma non toccano gli stranieri. Dovresti andarci!” Riassume la situazione del suo paese con la distaccata precisione di un’analista politico e l’ingenuità di un eterno ottimista. “ Il popolo somalo è composto da tre gruppi principali con molti, molti sottogruppi. Sono in lotta tra loro perché ogni somalo vuole essere il Presidente. Ma prima o poi troveranno un accordo. Allora, non avremo più problemi.”

Osman ha studiato ingegneria civile in Etiopia e sogna di diventare un ingegnere o un insegnante di informatica in Somalia, un giorno, quando il Paese sarà sicuro. La minaccia degli attacchi di Al-Shabaab e il reclutamento forzato sono stati sufficienti per convincerlo a partire verso nord, una volta terminati gli studi. “Devi pagare per raggiungere il mare.” Osman ha pagato molto. Ha trascorso due mesi in prigione, uno in Sudan ed un altro in Libia. Ogni volta, ha dovuto pagare 2.000 dollari per uscirne.

“In particolare in Libia, ci sono grossi problemi. Sparano alle persone, le uccidono. Se ti ammali, muori perché non ci sono medicine. Ti rinchiudono in una casa, senza cibo, luce né aria. Ammassati in una casa, prendono le ragazze più belle e le violentano. Ho visto con i miei occhi violentare ed uccidere una ragazza eritrea del nostro gruppo. E se dici qualcosa ti uccidono.”

“La seconda volta, mio fratello mi ha aiutato a pagare il riscatto. Invece di liberarmi, mi hanno detto “Sali in barca e vai”. Non so dove sto andando. L’unica cosa che so è che mio fratello mi ha aiutato ad uscire da lì ed ora tocca a me aiutarlo.”

*Nome modificato

Intervista: Ruby Pratka

Traduzione: Francesca Ciardello

Photo Credits: Isabelle Serro/SOS MEDITERRANE

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